Breve riflessione A margine della sfilata DIOR a Lecce
Tutto questo dir grazie…
Tutto questo dirsi orgogliosi…
Tutto questo emozionarsi…
Sono perplessa.
E non dell’evento di per sé stesso. A me non interessa riflettere su di esso.
Sono interessata a tutti noi, sono interessata al nostro sentire, alle nostre reazioni, al nostro modo di viverci e di vivere la nostra terra e la nostra cultura.
Mi lascia perplessa il fatto che abbiamo bisogno del ‘grande’, del ‘magniloquente’, del ‘luccicoso’ per sentirci noi, per guardarci e piacerci, per coglierci nelle nostre peculiarità, per avere la sensazione di ‘valorizzarci’. Di frasi sbrilluccicose incastonate nelle luminarie per farci riflettere e scoprirci femministi, altruisti, impegnati e inclusivi.
Mi lascia perplessa questo continuo aspettarci che arrivi l’occhio di bue RINOMATO, GRANDE, BLASONATO, FANTASMAGORICO occhio di bue (in questo caso per una ‘r’ rischiavamo che fosse addirittura un occhio divino) ad accendersi su di noi, sul nostro appartenere, sulla nostra terra, sulla nostra pietra. Che è sempre lì, è sempre bella, è sempre quella, anche a riflettori spenti. E c’è da lavorare perché lo sia e continui ad esserlo – che è a rischio -, e proprio a riflettori spenti c’è da farlo.
Va bene l’orgoglio, l’emozione, la gratitudine.
Diciamo grazie ANCHE e ogni giorno a tutti i piccoli e piccolissimi che in tanti campi, con minuscoli, coraggiosi e faticosi gesti, giorno per giorno, sono qui e cercano di rendere questa nostra terra un luogo vivo, umano e sano in cui vivere.
Diciamoci orgogliosi ANCHE e ogni giorno di coloro che rimangono qui e si prendono cura della nostra bellezza e la continuano a costruire e a difendere, con sforzo controcorrente, a volte donchisciottesco.
Emozioniamoci ANCHE e ogni giorno del piccolo che riesce ad essere tanto grande, della poesia e dell’eleganza che c’è in questo miracolo.
E magari uniamoci, sosteniamo e partecipiamo al prenderci cura.
A luci spente.