Il percorso che questa nuova puntata di “Arianna, la virtù di scrivere” vi propone è la conoscenza di una grande donna, onesta, battagliera, entusiasta, amante della vita, e che poi ha dato la sua vita per quello in cui credeva: Renata Fonte. Con lei, le sue vicende, il suo coraggio, percorreremo anche le vite e l’impegno di altri, di coloro che fanno bella e sana l’Italia.
Lo faremo a partire dal libro di Ilaria Ferramosca e Gian Marco di Francisco, Nostra madre Renata Fonte (001 Edizioni, Torino 2012), una graphic novel che ripercorre la vicenda umana e politica di Renata Fonte a partire dai ricordi delle sue due figlie allore bambine, Sabrina e Viviana, e di una delle sue amiche più care, Claudia.
Lo faremo conversando con una degli autori del libro Ilaria Ferramosca, scrittrice di fumetti, che ha realizzato le sceneggiature di numerose graphic novel, tra cui “Un caso di stalking”, nonché diversi lavori di narrativa, e con Matilde Montinaro, Presidente dell’Associazione “Nomeni, per Antonio Montinaro”, sorella del capo scorta del giudice Falcone morto nell’agguato del 23 maggio 1992 a Capaci, da molti anni impegnata in progetti ed iniziative volte a promuovere una cultura della legalità. A noi tutti ci ha voluto lasciare uno stralcio dell’ultima intervista, inedita, ad Antonio Montinaro, realizzata nell’aprile 1992, poche settimane prima della sua morte:
“La paura è qualche cosa che tutti abbiamo: chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange, è un sentimento umano… Io come tutti gli uomini ho paura indubbiamente… Io scorto un uomo ad altissimo rischio, un uomo che ha dato la possibilità a molti di credere. Non lo scorterei sicuramente se non avessi la massima fiducia nei suoi confronti; ho messo la mia vita a rischio per lui… lo scorto solo perché sono sicuro che lui sia onesto se no non lo scorterei… La faccia della mafia è la faccia della gente che vede uccidere un uomo e non testimonia, ecco ci sono mille facce, mille momenti che vengono fuori quando la gente ha paura. La mafia è forte proprio perché la gente ha paura… cioè la gente crede di non poter avere fiducia nello Stato” (Antonio Montinaro).