La signora delle cartecce. Editoriale, in “Amaltea. Trimestrale di cultura” – Anno V, n. 4/2010

C’è una donna che incontro spesso all’uscita dall’università. Dall’aspetto non saprei dire quanti anni abbia. È di quelle signore che non sono giovani, ma neanche sembrano proprio vecchie, di quelle dall’età indefinita. Ogni volta ha infilata in un braccio una busta di plastica, cammina guardando a terra e un po’ piegata e continuamente si ferma, si china completamente e raccoglie con le mani dal marciapiede tutto quello che vi trova buttato: pacchetti schiacciati di caramelle, car-tacce, tappi, persino i mozziconi delle sigarette. Raccoglie minuziosamente, ad uno ad uno, i rifiuti che incontra e rapidamente li infila nella busta di plastica che tiene infilata nel braccio non impegnato nella raccolta. Lo fa con un movimento rapido e ripetuto a ritmo sostenuto. Sembra di vedere una madre che gira per casa a raccogliere tutto il disordine e lo sporco che ha lasciato in giro il figlio irresponsabile. Quella però è una strada pubblica e la donna non mi pare proprio che faccia lo spazzino di mestiere.

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