Documentario sull’edizione 2015 della Summer School di Arti performative e community care (23-30 agosto / Ortelle)

Un gruppo di giovani arriva nella piccola comunità di Ortelle (Lecce) in una calda mattina di fine agosto. Hanno mandato ben preciso: entrare in contatto con le persone del luogo e farsi aiutare in un’impresa per loro quanto mai difficile, riuscire a prepararsi da mangiare ricorrendo esclusivamente a materie prime rigorosamente prodotte in loco e seguendo la tipica dieta settimanale delle famiglie contadine salentine. Comincia così questa piccola avventura dalla grande intensità relazionale ed emotiva chiamata il Cibo Giusto. Un’esperienza reale che ha coinvolto decine di persone tra gente della comunità ed “estranei”, ossia il gruppo di giovani che ha vissuto lì ad Ortelle dal 23 al 30 agosto 2015, dovendo quotidianamente andare alla ricerca di persone disposte a raccontare e di contadini e produttori da cui acquistare il cibo. Ogni mattina ricevono le consegne di una nutrizionista sul tipo di alimenti da consumare in quella giornata, dopodiché è ricerca tutto campo per farsi raccontare ricette tradizionali da poter preparare con gli ingredienti prescritti. Si bussa alle porte, si fermano passanti per strada, si raccolgono ricette ma anche ricordi di feste, di episodi, di emozioni che si sono saldati indissolubilmente con quelle ricette nella memoria della gente di Ortelle. Poi si va dai contadini del luogo a comprare tutto il necessario: farina, verdure, frutta, ortaggi, prodotti a “metro zero” che spesso vengono raccolti direttamente dal campo; ovvero presso le piccole botteghe e i forni del luogo per il formaggio, il pane. Infine è tempo di cucinare per farsi da mangiare: occorre mettere in pratica quello che ascoltano e appuntano, utilizzando gli approvvigionamenti fatti. Il loro campo base e presso Largo San Vito, ad Ortelle, luogo magico, regno di storia e di riti, fortemente simbolico per l’immaginario degli Ortelle: quello infatti è il luogo dove si tiene, nell’ultima settimana di ottobre, da centinaia di anni, una delle più antiche conosciute fiere del Salento, “Fiera di San Vito”. Lì è stata allestita una cucina attrezzata, lì il gruppo di giovani dovrà realizzare le preparazioni culinarie, li dovrà imbandire la tavola e mangiare. Giorno dopo giorno la comunità provvisoria dei giovani si farà sempre più presente e prossima con la comunità dei residenti; i giovani saranno implicati sempre più nel provare sulla propria pelle le complesse articolazioni dell’economia del baratto nei contesti di vicinato, le loro norme non sono scritte, fini vettori di valori simbolici e di differenti livelli di prossimità. Infatti sperimenteranno direttamente la tenuta delle relazioni stabilite con i membri della comunità: ogni sera offriranno sempre sul Largo San Vito i piatti preparati durante il giorno agli abitanti di Ortelle, sollecitandoli a barattare qualcosa anche loro. La riuscita delle cene comunitaria sarà il termometro delle relazioni intessute. L’esperimento condotto è un vero e proprio educational game a cui abbiamo sottoposto i partecipanti all’edizione 2015 della Summer School di Arti performative e Community cure. La scuola è un dispositivo complesso di ricerca-intervento-formazione che attiva processi di rielaborazione dei significati di una comunità in un’ottica di promozione e innovazione sociale, attraverso la contaminazione di “presenze altre” che ne sollecitano l’emersione e la rinarrazione ricorrendo alle arti performative. La comunità di riferimento è quella volta a volta individuata tra quelli dei piccoli borghi del Salento, le “presenze altre” sono persone le più varie, impegnate a differenti livelli e modalità nel sociale o nelle artI, che vogliono lasciarsi prendere dentro il dispositivo della Scuola e così facendo sviluppare “in vivo” competenza di intervento secondo le prospettive epistemologiche e metodologiche della nostra Scuola.