Narrazioni Binarie. Mappatura dei bisogni lungo il processo di riqualificazione dei caselli ferroviari salentini
Ada Manfreda, Narrazioni Binarie. Mappatura dei bisogni lungo il processo di riqualificazione dei caselli ferroviari salentini, in Federico Batini-Simone Giusti (a cura di), Autori e interpreti delle nostre storie. Quaderno di lavoro, “IV Convegno biennale sull’orientamento narrativo Le storie siamo noi 2013. Lezioni, ricerche, cantieri di pratiche, narrazioni“, Grosseto, 6-7 settembre 2013, PensaMultimedia, Lecce, 2013, ISBN 978-88-6760-111-0, pp. 33-42.

Il lavoro di ricerca-intervento “Narrazioni Binarie” è una ‘Mappatura dei bisogni’ (modello di valutazione-formazione ex ante di tipo semiotico-dialogico) dei casellanti delle Ferrovie Sud-Est, un’azienda che gestisce in concessione il servizio del trasporto ferroviario nel Salento e che ha utilizzato per decenni la figura del ‘casellante’ per custodire i moltissimi passaggi a livello, e annessi caselli, disseminati lungo la linea ferroviaria. Il loro era un contratto ‘atipico’, abitavano nel casello e garantivano i servizi richiesti, non erano però dipendenti dell’azienda ferroviaria. L’automazione dei passaggi a livello ha procurato un radicale cambiamento per alcuni di loro, per altri l’abbandono dell’incarico. Attraverso un’esplorazione dei loro racconti di vita professionale la mappatura ricostruisce questa figura singolare di lavoratore, marginale sia per il suo statuto contrattuale che per le modalità di vita; ricostruisce inoltre i vissuti di questi lavoratori aticipi in questa fase di transizione, che li vede ancora una volta ai margini delle logiche politico-economiche che stanno ridisegnando la realtà ferroviaria e dei caselli. La Regione Puglia ha preso in carico i caselli dismessi, decidendo di farli diventare opportunità di lavoro per giovani artisti, per la produzione di iniziative culturali, educative, turistiche. La seconda fase della MdB ‘Narrazioni binarie’, quella della restituzione performativa mediante un Laboratio di Comunità, ha cercato di istituire uno spazio di incontro e dialogo tra vecchi e nuovi attori, per facilitare una osmosi di memorie e pratiche, capace di tessere un filo che connette.