Ada Manfreda, Il treno e la motocicletta. Editoriale, in: “Amaltea. Trimestrale di cultura”, Anno VII – n. 3, settembre 2012.

Ogni volta che parto mi capita di pensare al quotidiano lasciato a casa, di guardarlo con gli occhi della diversità delle giornate fuori casa che sto vivendo in quel momento, e di realizzare quanto un mucchio di cose che faccio nella convinzione che “non posso non farle, altrimenti…”, potrebbe essere tranquillamente cassato senza chissà quali conseguenze.
Il tempo è diverso fuori dalla tua città, dal tuo contesto, dalla tua routine. Questo tempo diverso mi rende pensabili priorità nuove, mi fa trovare pesi diversi e modi inediti di organizzare la giornata. Felice della conquista, elettrizzata dall’idea della grande rivoluzione che sto per portarmi appresso, parto sempre per il ritorno con la certezza che nulla sarà più come prima una volta rimesso piede a casa.
Invece, puntualmente, una volta rimesso piede a casa, una forza coercitiva mi risucchia quasi istantaneamente nella solita spirale di tutte quelle cose che nel-la lontananza mi erano apparse eliminabili o quanto meno riducibili…

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