Immagini di infanzia e voci di diversità nel cinema di Rachid Benhadj

Immagini di infanzia e voci di diversità nel cinema di Rachid Benhadj, in “Amaltea. Trimestrale di cultura“, Anno IV, n. 1 – marzo 2009.

Incontro il regista Rachid Benhadj a Tricase , dove è stato invitato a tenere un workshop di tre giorni sulla scrittura per la regia, nell’ambito di un ciclo di corsi sui mestieri del cinema. Nei tre giorni di workshop ho l’opportunità di osservarlo ed ascoltarlo molto. Si mostra subito molto cordiale e disponibile. Ha modi gentili. Trasmette un grande amore per il suo lavoro. Si percepisce che non potrebbe farne a meno, che non potrebbe essere altrimenti per lui. Allo stesso modo ne ha un profondo rispetto, lo vive con impegno e onestà intellettuale. È molto estraneo a quegli atteggiamenti appariscenti e scintillanti, che si sarebbe portati, quasi automaticamente, ad attribuire a ‘persone del cinema’. Mi affascina il suo modo di esporre idee, concetti: racconta. Il racconto sembra essere il luogo privilegiato, se non quasi esclusivo, del suo comunicare. I suoi discorsi, le sue frasi, sono immagini di narrazioni, sono storie. È molto bello ascoltarlo narrare. A chiusura del workshop accetta di dedicarmi un po’ di tempo per un’intervista…

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