Il signor Blodgett aveva accostato la sua auto, una Ford blu, con manovra agile e disinvolta, lasciando il motore ed i fari accesi.

Nello specchietto laterale la macchina dell’altro viaggiatore non si vide più. Il signor Blodgett pensò che fosse sicuramente passato più avanti e fece per inserire la prima; contemporaneamente gettò uno sguardo nello specchietto retrovisore per accertarsi che la strada fosse libera per potervisi nuovamente immettere. Rimase raggelato alla vista di quei due fari che da qualche tempo ormai lo puntavano inspiegabilmente e che ancora erano lì, in atteggiamento di sfida – pensava il signor Blodgett -, accesi dietro di lui.

Poi vide aprirsi lo sportello del guidatore e a quel punto non seppe assolutamente cosa fare. Possibile che il gesto distratto di accendere gli abbaglianti lo aveva portato in quella situazione di pericolo, con un’auto ferma dietro le sue spalle e qualcuno che si accingeva a scendere, spinto da chissà quali intenzioni?

Intanto il guidatore dell’altra auto era sceso dall’abitacolo e si stava dirigendo verso la Ford blu. I fari accesi non permettevano di vedere bene la persona. Molto probabilmente si trattava di un uomo, considerata la stazza che si poteva desumere dal profilo di quella misteriosa sagoma nera. Il signor Blodgett era spaventato al punto da non riuscire a decidere che fare: ripartire velocemente sperando che il tipo non lo avrebbe più inseguito; aspettare e vedere come si sarebbero messe le cose, preparandosi ad uno scontro verbale, e fose non solo verbale, con quell’individuo. Aveva appena cominciato ad articolare le varie ipotesi che già l’individuo era lì vicino al suo posto di guida che bussava al finestrino. Il signor Blodgett girò la chiave nel cruscotto, spense il motore, tirò un profondo respiro e scese dalla Ford. Lo sconosciuto lo guardò per un istante, lo sguardo di chi pensa di aver ravvisato qualcosa di particolare in ciò che osserva, e poi, distraendosi da quella sensazione, gli chiese cosa desiderasse da lui. Blodgett rimase un po’ disorientato da quella domanda, non riuscendo a capire se la stessa fosse una provocazione o se effettivamente quell’individuo volesse chiarimenti riguardo alla situazione strana che si era casualmente creata. Comunque non rispose ed allora lo sconosciuto, cogliendo la sua difficoltà, gli domandò:

– Ha bisogno di qualcosa? Vuole dirmi qualcosa? –

Ma che dice? pensò tra se Blodgett che davvero non sapeva più che fare. Poi, vista la sua esitazione, lo sconosciuto riprese:

– Mi avete fatto delle segnalazioni con i fari ed io vi ho seguito, sebbene non sia abituato ad andare a quelle velocità. Ora lei si è fermato in questa piazzetta di sosta. Che cosa vuole da me?

Il signor Blodgett abbozzò un sorriso e finalmente riuscì a rivolgersi a quell’uomo dicendogli:

– Guardi che si è trattato di un malinteso, in realtà non m’ero reso conto di avere i fari abbaglianti accesi. Le mie non erano segnalazioni e se l’ho sorpassata è solo perché ho molta fretta di arrivare a Boston. Pensi invece che io avevo creduto…

– Ma certo! – lo interruppe lo sconosciuto, – io la conosco. Lei fa l’infermiere al St. James Hospital non è così?

A Blodgett si oscurò nuovamente il viso, ritornandogli l’idea che fosse stato segutio e forse addirittura spiato. Lo sconosciuto continuò:

– Io sono Smith, sono rimasto ricoverato al St. James alcune settimane il mese scorso e lei mi ha spesso assistito durante la notte. Abbiamo spesso chiacchierato. Mi pare che lei si chiami Budget, Blummett, …

– Blodgett! –

– Ah sì, Blodgett! Non si è fatto più sentire. Le avevo lasciato i recapiti telefonici dell’Organizzazione e persino quelli personali. Ci terrei che lei venisse a visitarla a Boston. Le ho spiegato a lungo, durante il mio ricovero in ospedale, ciò che facciamo e manifestato più volte il mio interesse ad averlo tra i nostri.

Blodgett ricordava quei discorsi e come non avesse preso quasi per nulla in considerazione le parole di quell’uomo, considerandole niente più che puri vaneggiamenti. Comunque Smith fu insistente e riuscì a strappargli un incontro per il giorno dopo.

I due furono molto puntuali, si incontrarono in un bar e presero qualcosa da bere, scherzando sull’equivoco che si era creato il giorno prima. Poi lasciarono il bar, andando via con l’auto di Smith. Dopo dieci minuti giunsero davanti ad un grande edificio moderno con un ampio parcheggio laterale.

– Questa è l’Organizzazione – disse Smith, facendo strada a Blodgett e nello stesso tempo invitandolo a seguirlo. Vi erano, all’interno, molti uffici, con telefoni che squillavano continuamente. Smith riprese i discorsi che aveva a suo tempo avviato nell’ospedale con l’infermiere. Gli ricordò che l’Organizzazione operava ormai da diversi anni al perseguimento della causa. – La ricerca scientifica ha portato delle aberrazioni insostenibili ad opera peraltro di un piccolo gruppo di folli che impongono le loro scoperte e le loro invenzioni al mondo intero, pur sapendo che ciò è innaturale e fortemente negativo per la nostra vita. I nostri studi e le nostre ricerche confermano quanto le sto dicendo: i benefici e l’utilità che le nuove tecniche porterebero all’uomo sono una colossale falsità, sorretta da una propaganda assolutamente di parte, che ha il suo buon tornaconto in tutta questa faccenda. I nostri sondaggi rivelano come nessuno in effetti creda alle innovazioni proposteci ed anzi la stragrande maggioranza è convinta che esse siano assolutamente deleterie ed incompatibili con l’intero ecosistema mondiale, non solo ambientale, ma anche sociale, religioso, culturale. E’ per questo che l’Organizzazione lavora per arruolare persone capaci di sabotare il processo che è in atto, persone che occupano posizioni strategiche all’interno degli apparati istituzionali di tutto il mondo e che tra qualche tempo saranno una grande diga pronta a fermare lo scempio di scienziati pazzi ed ingegneri psicopatici -. Smith continuò ad informare ed a sollecitare Blodgett con questi ed altri simili discorsi, portandolo in giro per tutti i corridoi e le stanze dell’edificio, e poi quando era tempo di salutarsi:

– Sono certo che sarà dei nostri, signor Blodgett – disse Smith, porgendo all’infermiere un biglietto da visita e stringendogli la mano.

– Arrivederci – rispose timidamente quest’ultimo e così frastornato se ne ritornò a casa.

Quell’incontro lo aveva piuttosto sconvolto, non sapeva dire se Smith fosse un pazzo esaltato o se invece avesse ragione. Certo è che alcune cose che aveva ascoltato, lo avevano colpito profondamente, al punto da sollecitarlo e da spingerlo a rifletterci sopra. Ora era nella sua camera, disteso sul letto, a rimuginare su quanto aveva ascoltato.

Poi trasse fuori dalla tasca il biglietto da visita consegnatogli da Smith: la cornice del biglietto, come lo stile dei caratteri tipografici, richiamava vecchi testi medievali. Al centro si leggeva il nome dell’organizzazione; in alto era stato inserito una sorta di medaglione, di colore ocra, recante lo stemma dell’Organizzazione: una balestra, con l’arco teso, pronta a scagliare la sua freccia.

1998