Ada Manfreda, D’Estate. Editoriale, in “Amaltea. Trimestrale di cultura” – Anno IX, n. 2/2014

Il narrare mai descrive, agisce; su me che racconto, sull’altro che ascolta.

E il racconto non cade da un punto che tutto guarda e tutto coglie e registra oggettivamente. La narrazione non è mai innocente: il ‘perché’ che mi fa narrare è già lente attraverso cui guardo e filtro ciò che narro, e che mi suggerisce come narrarlo. Nessuno è innocente quando racconta. E le sue parole riproducono sempre il fuoco da cui guarda.

Le storie sono performative, le storie trasformano. C’è pure un ché di inerziale nella narrazione, che la fa spesso riandare per sentieri già percorsi, e a riconoscere il noto anche in ciò che è totalmente altro e diverso, che dunque finisce per non vedere. È rassicurante questo, lo pensiamo antidoto all’angoscia. Anche quando, sotto sotto, sappiamo che è un vicolo cieco, che… Leggi tutto l’articolo>>>