Gratuita passione.
Editoriale, in “Amaltea. Trimestrale di cultura”, Anno V, n. 1/2010

È tempo di passione questo, e anche di compassione. Parole complesse, con tante sfaccettature. Voglio fare un’opzione intenzionalmente parziale, anzi parzialissima, per rivolgere lo sguardo su di una sola piccola faccia, quella che più mi appassiona, e fare insieme una breve chiacchierata su carta. Partirò da alcuni ricordi-associazioni di lettura: nell’Insostenibile leggerezza dell’essere Milan Kundera dedica alcune pagine di riflessioni sul significato della parola compassione: “avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a qualcuno la sua disgrazia, ma anche provare insieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia, angoscia, felicità, dolore”. Questa compassione designa quindi – continua Kundera – la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte, per così dire, della telepatia delle emozioni. “Nella gerarchia dei sentimenti è il sentimento supremo”. Diversamente, forse più prosasticamente, viene detta empatia. Compassione come co-sentire quindi, e risuonare emotivamente con l’altro, per qualunque forma di emozione.

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