Grecìa salentina

UN VIAGGIO NELLA MEMORIA, NEI RITI, NEGLI USI DI UNA COMUNITA’ ETNOLINGUISTICA
“Le abitazioni dell’area grika sono costruite in pietra leccese a piano terra, hanno degli ambienti ipogei utilizzati per granai, depositi di olio e di vino. Un grande camino in pietra, costruito di solito da parete a parete, è l’elemento centrale di ogni abitazione. Le case si affacciano su un bianco cortile chiuso, la corte (avlé), spazio in comune usato nella stagione calda da più nuclei familiari per essiccare ortaggi, per sgranare legumi e per svolgere lavori domestici all’interno di una organizzazione sociale fondata sulla famiglia allargata e unita.
Le case della Grecìa sono dai loro abitanti immaginate visitate dallo “scjakuddhi”. Detto anche “ascjakuddhi”, “lauru”, “carcaluru”, “moniceddhu”, “scazzamurieddhu”, è un folletto che si diverte a tirare scherzi alla gente. E’ piccolo, brutto e peloso e con un berrettino sulla testa.
Sulla figura dello scjakuddhi sono fiorite nell’ambito della fantasia popolare numerose leggende” (p. 6).
Salvatore Colazzo, Ada Manfreda, Mimma Muci, Grecìa Salentina. Un viaggio nella memoria, nei riti, negli usi di una comunità etnolinguistica, Amaltea edizioni, 2005, p. 48 – ISBN 88-8406-064-8