ھل ٽٽكلم العربية؟ / Hal tatakallam al-‘arabiyya?
in: “Amaltea. Trimestrale di cultura“, Anno V – n. 03, settembre 2010.
Arrivo al luogo convenuto con qualche mi-nuto, no in verità un bel po’ di minuti, di ritardo, ma questo è un classico.
Diciamo che ho un piccolo conto aperto con il signor tempo, che proprio non ci sta a trattenersi un po’ con me, sfugge alle mie avance.
Fermo perciò frettolosamente e impreci-samente l’auto tra due strisce oblique del parcheggio: mentre sto completando la manovra noto tre tipi, uomini adulti, che sin dal mio arrivo avevano indirizzato i loro sguardi su di me, come se mi stessero a-spettando. Ma sono certa di non averli mai visti prima.
Intanto chiudo la macchina e faccio pochi passi verso la porta d’ingresso dell’aula del corso; anche i tre tipi si muovono, a passo svelto loro, e, inspiegabilmente, nella mia direzione, praticamente mi stanno venendo incontro. Me li ritrovo davanti, che mi han-no raggiunta, si sono frapposti tra me e la porta. Non posso andare oltre per cui mi fermo e cerco di dissimulare l’ansia che mi ha presa.
I tre uomini mi salutano e si presentano. A turno dicono i loro nomi, mi stringono la mano, e poi uno di loro aggiunge con tono tra l’ossequioso e il sollevato: “Credevamo di essere in ritardo!”.
Ero rimasta per tutto il tempo ammutolita, disorientata da tutta la scena.
Si stava consumando un equivoco.
Complici i miei cromosomi meticci, artefici di un volto che spesso, ai nuovi sguardi che lo incrociano, suggerisce ora questa, ora quella etnia, tra quelle che si possono trovare in un’area geografica approssima-tivamente compresa tra il Mediterraneo e l’Oriente, abbracciando l’Africa settentrio-nale.
È successo di nuovo…